LA FONTANA BIOS DI RANIERI WANDERLINGH
Ambientata alla Passeggiata a mare di Messina.
Nicola Glielmi
I due elementi affusolati, colpiscono con immediatezza l’occhio dell’osservatore, assolvono alla funzione dell’interazione con l’ambiente circostante, sia esso costituito da deserto, montagne assolate, bosco, mare. La collocazione dell’opera tra gli alberi della passeggiata a mare con alle spalle la città e i monti Peloritani, sembra essere la migliore perché congiunge armoniosamente tra loro il mare, il cielo e la terra, ed instaura tra l’uomo e la natura un dialogo religioso, nel più stretto senso etimologico di unione tra l’uomo e il cielo che non dispiace alla coscienza del cristiano, del mussulmano, del buddista o dell’ateo.
In una visione frontale si può focalizzare l’immaginare dell’ala di un uccello che spicca il volo verso il cielo e richiama simbolicamente alla maternità.
L’opera suscita sensazioni di libertà, di pulizia, d’amore e d’armonia. La libertà è quella determinata dalla funzione. Il senso di pulizia è dato dall’ordine che diventa eleganza, se si può parlare d’eleganza in un’opera d’arte. L’amore è quello naturale, secondo la sua funzione. L’armonia è quella tra le singole parti e il tutto, tra le forme e i contenuti, tra le forme e i movimenti immaginabili, tra il monumento e l’ambiente circostante.
Ranieri Wanderlingh, ha realizzato un’opera che ha definito BIOS. I due fusi, uno convesso e l’altro concavo, prefigurano l’incontro di due unità pulsanti di Energia Vitale che, nell’immenso universo, formano l’origine della Vita, come scoperto da Reich e come confermato nella fisica da Alfven e Prigogine.
Tutto ciò che è vivo si muove. L’immobilità è morte e la stagnazione malattia cancerosa come
scrive Gerardo Lucente, il quale nel vedere le fotografie della fontana Bios, si è commosso fino alle lacrime. Commozione hanno provato molti visitatori dell’opera dopo la sua inaugurazione.
Che cosa ha fatto piangere Gerardo Lucente? Che cosa commuove le molte persone che si fermano
incantate a mirare l’opera che desta rispetto come un monumento sacro?
La forma degli elementi costitutivi e l’immaginabile movimento, accennato da una lieve rotazione del fuso concavo su se stesso, richiama alla mente la “Notte con cielo stellato” di Van Gogh, il quale, anticipa pittoricamente la descrizione del movimento dell’Energia Vitale, data da Wilhelm Reich in tutte le sue opere e in particolare in “Superimposizione cosmica” nel quale descrive il movimento dei flussi energetici nel cosmo per la formazione delle stelle e delle galassie.
Se è vero che veniamo dal cielo, è questo richiamo alle origini della vita, che commuove chi osserva la “Notte con cielo stellato di Van Gogh” e la fontana Bios di Wanderlingh.
Le forme della fontana scavano e lavorano nel profondo dell’osservatore, il quale può commuoversi (anche se non sa perché), e quando non si commuove riceve stimoli che potenziano il senso di libertà ed il rispetto per la natura.
La forma ovale domina negli elementi della fontana, tranne la base. La forma ovale, come ha osservato il Wanderlingh, si ripete in tutta la materia vivente dallo spermatozoo, al seme del grano, del riso, del pinolo, o del mandorlo; dal corpo degli uccelli, dei pesci e degli insetti, alle foglie e ai rami degli alberi, che, anch’essi affusolati, svettano, come l’uomo e i primati, verso il cielo, ove risiede e domina Dio, inteso realisticamente come Energia Orgonica, dalla quale origina la Vita e l’immenso e infinito universo.
Ma vediamo quest’opera più da vicino.
Le forme e le singole parti dell’opera adempiono più di una funzione in un’armonia veramente straordinaria, per la confluenza di funzioni diverse in un’unica forma.
I due fusi descrivono un 8, che è il simbolo dell’infinito, senza principio e senza fine. L’otto è la base dell’Equilibrio, della Saggezza e della Giustizia (raffigurata questa dalla bilancia che ripete la forma del numero 8), rappresenta la cifra simbolica della perfezione nell’infinito corso dell’esistenza. Dai principi femminile e maschile, rappresentati dal numero 8, composto da due cerchi, provengono gli otto elementi dell’universo: spazio celeste, vapori, colore e luce, fulmine, vento, acqua, montagne, terra.
Ma il fatto più sorprendente è che la forma ovale, che domina tutta la composizione, è essa stessa il segno della cifra 8. Un ovale, infatti, ha due centri rispetto al cerchio che ne ha uno solo. I due centri sono il maschile e femminile, e rappresentano, come già detto, il movimento, l’equilibrio, la vita.
Ed è straordinario che il movimento dell’Energia Vitale scoperta da Wilhelm Reich ripeta la forma del numero 8 movendosi, nel corpo umano dal basso in alto e dall’alto in basso tracciando per l’appunto le linee del numero 8. che sono comprese nell’ovale del corpo umano. L’uomo, purtroppo, per la sua cronica contrattura muscolare e caratteriale non sente più il movimento dell’Energia Vitale nel suo corpo, se non in determinate circostanze, che attribuisce ora al demonio, ora al rapimento mistico.
Il numero 8 prende forma nell’opera Bios e rappresenta la manifestazione estetica dell’artista nella continua ricerca dell’armonia, dell’equilibrio, della bellezza e della perfezione, che comunica al visitatore.
L’acqua, ricchissima d’energia vitale, anima il monumento, come elemento fondamentale della vita sia che scaturisca dalla terra, sia che dal cielo ritorni alla terra sotto forma di pioggia.
La Fontana è costruita in cemento armato, con rivestimenti in granigliato di marmo e granito, ciottoli di fiumara e manufatti in pietra. Si compone di cinque elementi tra loro collegati funzionalmente.
Il recinto ovale, lungo 18 metri e largo 6, è circondato da una panchina continua in cemento e marmo travertino. Al suo interno è rivestito con ciottoli di fiumara. E’ chiuso all’estremità da due cancelletti nei quali spiccano le figure di un sole e le forme geometriche del triangolo e dell’ovale.
Nel recinto quattro elementi: la base, il fuso convesso in posizione obliqua, il fuso concavo in posizione orizzontale e la vasca ad esso sottostante a forma di goccia, che raccoglie l’acqua e la rimanda nella base in un circuito chiuso.
La base rocciosa e grezza, quasi a significare la materia primigenia, il caos, il non conoscibile, perché non è dato vedere nel suo interno all’occhio dell’uomo. Essa è costituita da pietra arenaria di colore bianco, proveniente dalle cave del Salento. In questa si possono osservare ad occhio nudo conchiglie marine ed altri residui organici della vita sottomarina, caratteristica di tutte le terre emerse.
La vasca a forma di goccia di dimensioni minori rispetto al semifuso concavo soprastante è rivestita con ciottoli di fiumara come l’interno del recinto.
Il semifuso concavo, in posizione orizzontale di metri 8 di lunghezza e 2 di larghezza, è rivestito all’interno da pietre di fiume di colore marrone e grigio ed all’esterno da grani di colore bruno-rosato.
Il fuso obliquo anch’esso di 8 metri di lunghezza e 2 di larghezza, sovrasta l’intera composizione ed è rivestito di tessere di marmo bianco, viola, verde, marrone che danno riflessi azzurrognoli.
La dialettica degli opposti del vuoto e del pieno, del concavo e del convesso, dell’orizzontale e del quasi verticale, l’obliquo, richiamano gli opposti del femminile e del maschile.
La forma piena del fuso obliquo, simboleggia il sesso maschile. Mentre la forma del semifuso concavo, la posizione orizzontale, richiama alla mente il sesso femminile.
Il fuso pieno, inonda il fuso concavo, quasi baciandolo, di acqua che simboleggia il prodotto germinale.
Il visitatore legge, nei due fusi, sia pure ad un livello subconscio, una rappresentazione dell’unione dei due sessi.
Ma se la parte sta per il tutto e il tutto per la parte, se ne può dedurre che il fuso obliquo rappresenta l’uomo e il semifuso orizzontale la donna.
Se così è, come sembra, all’accoppiamento dell’uomo e della donna, segue la gestazione, rappresentata dalla base di pietra arenaria che simbolizza il grembo materno nel quale avviene qualcosa di sconosciuto, di invisibile e perciò di futuribile. In realtà trasmette l’acqua (la vita) al fuso pieno. Alla gestazione segue la nascita simbolizzata dalla vasca a forma di goccia, più piccola recinto sistemata nel sotto il fuso concavo.
Lo stesso oggetto, lo stesso elemento possono assumere significati diversi: così l’acqua che si versa dal fuso obliquo al concavo può rappresentare il prodotto germinale maschile, mentre quella che dal semifuso concavo scorre nella vasca a forma di goccia può significare il latte materno.
La madre (fuso concavo) dona il suo latte al figlio (vasca a goccia), con amore e con tenerezza perché l’acqua è riversata di lato dall’estremità del semifuso concavo, così come di lato si riversa in un recipiente un liquido prezioso perché non se ne perda una goccia, mentre il liquido versato dal becco di un recipiente, per il suo getto, può andare, sia pure in piccola parte, sparso per terra. Va rilevata, infatti, la differenza del furioso getto d’acqua dal fuso pieno al semifuso concavo, e la dolcezza della caduta a cascata da questo alla sottostante vasca a goccia.
Al di là delle intenzioni dell’autore, mi sembra che la sua opera richiami la condizione umana d’essere padre, madre e figlio, con un carattere sacrale della famiglia, sottolineato dal recinto.
E’ proprio questo, infatti, a rimarcare la sua sacralità.
Un recinto, infatti, separa l’area di gioco di una squadra di calcio dagli spettatori in un campo sportivo.
Un recinto separa i devoti dall’altare sul quale si consuma il sacrificio del Cristo.
Un recinto reale o immaginario separava la massa dei devoti dallo spazio riservato all’accoppiamento pubblico dell’arconte con l’arcontessa, durante le feste dionisiache; ed un recinto separava i devoti dall’altare ove si rappresentava l’uccisione di Adone. Entrambi i riti per propiziarsi le forze della natura per avere un ricco raccolto dei prodotti della terra. (N. Glielmi, Teatro e psichiatria, La Rota, Napoli, 1970)
E prima dei Greci nei templi dei Sumeri un recinto separava, dai devoti, l’altare (qui rappresentato dalla base bianca di pietra arenaria) sul quale si svolgeva il rito, sia che si trattasse del sacro accoppiamento di Ishtar, dea dell’amore con Gilgamesh, o della sacerdotessa col Dio, o della prostituta sacra con un forestiero per rinvigorire la razza; sia che si trattasse del sacrificio di un ragazzo per ricordare l’uccisione di Enkidu, amante di Gilgamesh (Thomas Cahil, Come gli Ebrei cambiarono il mondo, Fazi Editore, Roma,1999)
Un recinto racchiude l’altare per ricordare l’uccisione di Osiride presso gi Egizi.
Nella fontana di Wanderlingh il recinto è circondato da una panchina sulla quale lo spettatore può stare seduto a mirare l’opera, e, simbolicamente, il devoto in ginocchio per partecipare al rito.
L’autore, egli stesso ispirato dall’Energia Vitale, ci parla della sua evoluzione sulla terra.
In una società nella quale i grandi miti ideologici sono caduti, e tutti i valori sono offuscati, o in via di trasformazione, l’opera di Wandelingh ripropone quei valori fondamentali che hanno guidato l’umanità nella sua evoluzione, fin dall’inizio, con un valore positivo e sacrale della sessualità e della famiglia. La sua, a mio giudizio, per tutto quanto detto, è un’opera di grande valore etico, pedagogico e spirituale.
L’artista Ranieri Wanderlingh, unico in Italia, potrebbe avere il merito di avere reso plastica, e quindi comprensibile per la maggioranza delle persone, la grande scoperta reichiana dell’Energia Vitale, rifiutata dalla Cultura Ufficiale, che non solo non ha verificato la scoperta di Wilhelm Reich sull’orgone, ma non permette neppure l’ingresso nelle sue aule della “Psicologia di massa del fascismo”, un testo scritto negli anni trenta che se fosse stato introdotto e compreso nei circoli culturali dell’epoca, avrebbe potuto, forse, modificare quella mentalità appestata diffusa ed imperante che condusse l’umanità alla tragedia della seconda guerra mondiale.
La città di Messina che si collocherebbe, secondo alcune statistiche, negli ultimi posti della cultura italiana, può andare orgogliosa della Fontana Bios di Ranieri Wanderlingh, così come Atene del suo Partenone. Il paragone è azzardato, e senz’altro improponibile, ma intendo dire che la fontana Bios non è un’opera stereotipa, un’idea fissa sulla quale centinaia di artisti del miglior conio hanno consumato la loro nevrosi religiosa ed il loro malessere psichico, ma un’opera nuova con idee nuove che tuttavia affondano le radici nell’evoluzione della specie umana.
Soltanto sull’inospitale, selvaggio e roccioso territorio dell’Attica poteva essere costruita Atene (E. B. Tylor). Soltanto a Messina l’opera di Ranieri Wanderlingh sponsorizzata da la “Gazzetta del Sud”, cui va il merito di avere abbellito la città con un’opera straordinaria.
Sono convinto che se Wanderlingh vivesse a Roma o a Milano, non avrebbe potuto concepire una tale opera.
Avrebbe potuto fare la recinzione di una Villa Comunale, con ossessive forme cilindriche con punte illuminate che si elevano verso il cielo come falli plutocratici.
Nello scorso settembre ho ricevuto un gruppo di studenti di filosofia e di psicologia che mi chiedevano più precise notizie sull’Energia Vitale di Wilhelm Reich. Concludevo l’incontro dicendo: “Se volete un’idea plastica sull’Energia Vitale, tornate a Messina per visitare la fontana Bios di Wanderlingh. Vi troverete anche il concetto dell’infinito e del movimento dell’Energia Vitale espressi nella figura dell’8.” |